Ella va e seco porta n’aura di gioia che ogni cor che le se avvicina se rallegra e va cantando in giro d’aver visto,non cosa terrena, ma dal ciel venuta.
Ma ora la sua anima, sì splendida e candida, sta per spiccare il volo verso chissà quale meta e il mio cor con lei se ne va e lascia me, misero e solo, in terra arida e grigia. Ma ecco il cielo si riapre e vedo Lei, avvolta da un’aura d’orata, e seco porta il mio cor che nelle sue mani sembra aver trovato dimora.
La terra prende di nuovo vita, i campi fioriscono, gli augelli cantano e rendono grazie a Lei, Venere che dona la vita a tutte le cose.
Ed umile, io, nel rivederla, rinasco e il mio cor non può fare a meno di cantare sì fatta beltade e splendore. E così, nel mio triste errare su questa terra, ricevo alimento dalla sua bellezza e per questo dico: – Toglietemi anche il pane, ma mai il suo viso-.
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